mercoledì 17 giugno 2009


Il nuotatore sommerso
Vita maschere sogni da Federico Garcìa Lorca


di e con Roberta Secchi

Guida registica e drammaturgica Julia Varley e Torgeir Wethal


Perché il grande poeta, con in tasca un biglietto per il Messico, decide di tornare a Granada, sua città natale, dove sarà fucilato dai militari?
Perché i suoi versi sono sempre intrisi di dolore, mentre la sua figura era dominata dall'allegria e dal piacere di vivere?
Un incatenamento di immagini parole figure musiche canti in cui la logica onirica della poesia incontra la logica spietata e inesorabile della storia.
Sulla scena si alternano personaggi tratti dalle opere teatrali del poeta (Bernarda Alba, Nozze di Sangue, Il pubblico), il poeta stesso con i suoi versi, voci di persone che lo conobbero e l'attrice-narratrice che entra ed esce dai ruoli per guidare un viaggio razionale e irrazionale tra le sponde dell'immedesimazione e quelle del distacco.

La straripante ispirazione di Lorca, così come ci arriva nei suoi versi e attraverso le lettere e i ricordi di chi lo conobbe, era un'autentica polvere da sparo che lo spingeva a chiedere alla vita sempre qualcosa di più. Un poeta, come disse lui stesso, è sempre un rivoluzionario. Tanto più un poeta come lui, 'più vicino alla morte che alla filosofia; più vicino al dolore che all'intelligenza; più vicino al sangue che all'inchiostro'.

Questo spettacolo non vuole essere una celebrazione, né un documentario storico-politico. Siamo stati attratti in quest'avventura da due contraddizioni pulsanti che sentiamo risuonare nella vita e nell'opera di questo poeta. Una è quella tra i suoi versi, sempre impregnati di dolore e di un senso di morte imminente, e la sua figura allegra e felice, sempre volta verso la vita, sempre ottimista e addirittura edonista, secondo quanto dice chi lo conobbe. Ci siamo chiesti: ma nei versi mentiva? O mentiva nella vita? Oppure la sua era una mobilità interiore continua, intesa come tentativo di vivere a fondo le diverse facce della verità? L'altra contraddizione è quella tra la sua possibilità di salvarsi dalla Guerra Civile Spagnola, dalla violenza del golpe che portò alla dittatura – in quanto artista ricco e famoso – e il suo volontario precipitarsi verso la morte. Perché chi era così fortunato da poter scampare alla tragedia della guerra ha deciso invece di calarvisi dentro? Perché incastonare il proprio assassinio in quel momento così drammatico per il suo paese? Oggi che lo spirito dei tempi, in questo nostro occidente europeo, sembra sempre più rivolto all'intelligenza che al dolore, sempre più all'inchiostro che al sangue, ci colpisce questa capacità di attuare la propria morte come fosse un coup de théatre, un suggello e un segno dell'indissolubile legame tra l'Io e il Mondo, tra il tempo interiore e il tempo storico.


Ingresso gratuito
Info:
0254102094

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